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Museo Civico Sansepolcro

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Museo Civico Sansepolcro
Via Niccolò Aggiunti, 65
52037 Sansepolcro (AR)
Tel +39 0575 732218
Fax +39 0575 732218
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Il Museo Civico di Sansepolcro

Il Museo di Piero della Francesca sorge nell’antico Palazzo della Residenza di Sansepolcro, uno dei più rappresentativi di tutta la Toscana. All’interno, su una parete della Sala dei Conservatori, fu affrescata intorno al 1460, più o meno in contemporanea con l’altrettanto famosa Madonna del parto di Monterchi, la celebre Resurrezione, opera, a ragione, definita dallo scrittore inglese Aldous Huxley “la più bella pittura del mondo”.

Proprio da questa illustre presenza scaturì, già nel Cinquecento, l’idea di riunire in questa stanza un gruppo di opere d’arte realizzando così la prima collezione artistica cittadina.

Questo stesso ambiente oggi, accanto al celebre affresco, conserva le altre opere che Piero eseguì per la sua città natale alla quale rimase sempre legato.

Formazione della collezione

La Pinacoteca di Sansepolcro, ufficialmente istituita negli anni venti del Novecento ha, in realtà, origini molto più antiche.

Nella formazione della ricca collezione artistica, che può essere ricostruita anche da un punto di vista documentario, si nota un progressivo accrescimento con l’acquisizione di opere da parte del governo cittadino, commissionate a prestigiosi artisti già dal XVI secolo, per ornare e rendere più importante il Palazzo Comunale.

Il punto di partenza fu ovviamente offerto dalla Resurrezione di Piero della Francesca, emblema e simbolo della città, affrescato nella sala dei Conservatori del Palazzo della Residenza. Grazie a questo illustre precedente, in questo ambiente e nella sala contigua, l’apparato governativo innescò un primo e innovativo fenomeno di collezionismo aperto al pubblico. Già nella seconda metà del Cinquecento, al fine di rendere maggiormente esplicativo il carattere rappresentativo del Palazzo, il Comune chiamò a decorare la Cappella della Residenza i Bassano, famosi pittori veneti assai operosi a Sansepolcro, ed acquisì opere di Raffaellino del Colle e Leonardo Cungi.

Nel corso del Seicento, in occasione di una visita di Leopoldo II, la primitiva raccolta fu incrementata grazie al trasferimento, dal vicino Palazzo Pretorio, delle famose incisioni di Cherubino Alberti.

Dati questi illustri precedenti fu poi naturale inserire in queste stanze, nel 1846, il San Ludovico, opera di Piero della Francesca dipinta nel palazzo Pretorio e salvata, con lo stacco, dalla distruzione per la rovina della muratura dello stabile.

Il fenomeno delle soppressioni leopoldine e napoleoniche operò in favore delle colte ambizioni locali permettendo la realizzazione di una sperimentale e approssimativa galleria di opere d’arte.

La crescente volontà di conservare e tutelare il patrimonio artistico cittadino sostenne il trasferimento nelle sale del Palazzo della Residenza di opere che correvano “il pericolo di deperimento”; ci si riferiva in particolar modo ai dipinti conservati nella chiesa di Santa Chiara, di Sant’Agostino e al polittico della Madonna della Misericordia entrata far parte della Pinacoteca Civica nel 1901. Nel nuovo secolo si diffuse a Sansepolcro una vera e propria cultura della conservazione tant’è che oramai l’organizzazione della Pinacoteca non era più un fatto isolato e locale ma coinvolgeva anche degli esperti che, di pari passo con la fortuna letteraria di Piero (Roberto Longhi, Mario Salmi, Kenneth Clark e Rudolf Wittkower), dimostravano un crescente interesse per la Valtiberina.

Negli anni l’entusiasmo generale fu avvalorato dalla scoperta, e dal successivo trasferimento nelle sale del Museo, del San Giuliano, un’altra opera autografa dell’illustre Maestro rinascimentale. Successivamente la collaborazione tra il Comune di Sansepolcro, la Soprintendenza di Arezzo e la Regione Toscana permise di inaugurare, nel 1975, il nuovo Museo che risultava ampliato nei suoi spazi espositivi grazie al recupero di ambienti all’ultimo piano, ospitanti la raccolta di affreschi trecenteschi, e al piano sotterraneo, dove fu esposto il materiale lapideoe un copioso apparato di oggetti liturgici: paramenti religiosi, calici e reliquiari noti come il "Tesoro della cattedrale"

In una nuova campagna di restauri effettuata dal 1991 al 1997 su progetto dell’architetto Giuseppe Centauro: sono stati apportati ulteriori miglioramenti alla struttura dell’edificio e alla sua fruizione da parte del pubblico.

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