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Sant'Ubaldo

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Sant'Ubaldo
Via Monte Ingino, 5
06024 Gubbio (PG)
Tel 075 9273872
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La Basilica di Sant'Ubaldo, che domina la città di Gubbio dalla cima del monte Ingino (a quota 850 sul livello del mare) è stata realizzata sopra la chiesa-santuario nella quale il corpo di Sant'Ubaldo è stato traslato l'11 settembre 1194. Furono due donne, Elisabetta ed Eleonora Gonzaga duchesse di Urbino, a soddisfare il voto che avevano fatto a Sant'Ubaldo per la guarigione dello zio, Papa Giulio II. I lavori iniziarono nel 1513 per terminare nel 1527. La basilica ha cinque navate e fu restaurata dai Canonici Regolari Lateranensi ai quali era affidata la custodia del santuario. Rilevanti sono l'altare di marmo e i finestroni istoriati con episodi della vita del santo patrono di Gubbio, il cui corpo è esposto in una urna di cristallo sopra l'altare. I portali finemente scolpiti così come i frammenti di affreschi sulle pareti del chiostro mostrano ancora l'antica magnificenza delle decorazioni del XVI secolo. All'interno della basilica, dalla sera del 15 di maggio di ogni anno alla prima domenica di maggio dell'anno successivo, restano conservati, nella navata di destra, i tre "Ceri" di Sant'Ubaldo, San Giorgio e Sant'Antonio, che nell'ordine appena elencato vengono portati a spalla dagli eugubini nella oramai famosa corsa del 15 maggio.

La Storia

Ubaldo nacque intorno al 1085, da Giuliana e Rovaldo Baldassini. Esponente di una famiglia eugubina benestante e presumibilmente nobile, rimase presto orfano; lo zio che se ne prese cura progettò per lui nozze adeguate al suo rango, ma Ubaldo scelse la vita ‘canonicale'. Ordinato sacerdote intorno al 1115, nominato nel 1119 priore della canonica di San Mariano, che in quegli anni moralmente vacillava, ne divenne riformatore coraggioso e rifiutò nel 1126 la nomina a Vescovo di Perugia. Recentemente, studi approfonditi hanno permesso di individuare la primitiva chiesa di Sant'Ubaldo nel locale adiacente alla base dell'attuale campanile, con copertura a volta in calcare rosaceo. Era un piccolo complesso, da non confondere con la chiesa ubicata nelle immediate vicinanze e dedicata ai Santi Gervasio e Protasio. Accorrevano da regioni anche molto lontane un gran numero di pellegrini, ma sullo scorcio del secolo XIV le abbondanti elemosine prendevano evidentemente altre strade. La piccola chiesa sembrò addirittura abbandonata: si imponevano lavori di restauro e di ampliamento. Più volte e di certo nel 1471, il Comune deliberò di iniziarli, ma la svolta definitiva si deve alle già ricordate Duchesse di Urbino Elisabetta ed Eleonora Gonzaga. Furono scelti i Canonici Regolari Lateranensi e il progetto edilizio del complesso che oggi vediamo, dalla scala d'ingresso, fu approvato dallo stesso Giulio II. I Canonici Lateranensi fecero rifiorire il Santuario e promossero il culto del Santo in tutti i luoghi dove possedevano loro case, in Italia e in tutta Europa. Ma nel 1786 l'esiguo numero di sacerdoti rimasti disponibili al servizio del tempio, appena due, li costrinse a lasciare. Il Vescovo Ottavio Angelelli ottenne da Pio VI un impegno di servizio da parte dei Padri della Congregazione della Santa Croce e Passione, comunemente noti con il nome di ‘Passionisti', ma le soppressioni del periodo napoleonico li costrinsero a lasciare anch'essi. Nel 1816 il santuario fu affidato, con regolare convenzione, ai Frati Minori Riformati, confermati definitivamente nel 1854 quando il Vescovo di Gubbio, Cardinale Giuseppe Pecci, dichiarò il convento di Sant'Ubaldo immediatamente soggetto al Generale dell'Ordine.

La Basilica

Il portale immette nel chiostro sobrio ed elegante, tutto in laterizio con alcuni elementi architettonici scolpiti in pietra palombino. Il portico è caratterizzato da quattro arcate, poggianti su pilastri ottagonali, nei due lati laterali alla porta d'ingresso e tre arcate negli altri due; le volte a crociera, sempre in laterizio, sorreggono i locali del monastero disposti lungo il perimetro del chiostro. Al centro la vera della grande cisterna che, raccogliendo l'acqua piovana, depurata con un sistema arcaico ma efficace, ha garantito fino a pochi decenni fa l'approvvigionamento idrico per il convento e per quanti, numerosissimi in tante occasioni dell'anno, si recavano a pregare il Santo Protettore. Di particolare interesse i due pilastri principali prima dell'ingresso della chiesa, con qualificati basamenti in palombino, dove ancora sono visibili gli stemmi scolpiti a bassorilievo dei Montefeltro e del Comune di Gubbio ed altre decorazioni con il simbolo bernardiniano (IHS). Sul capitello del pilastro di destra è evidente la data 1525, riferita al momento della costruzione del chiostro.

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