Nella chiesa della Madonna della Neve un'incredibile somiglianza con Leonardo da Vinci

Nella chiesa della Madonna della Neve un'incredibile somiglianza con Leonardo da Vinci

Un gran bell'enigma, che probabilmente resterà senza una soluzione certa, quello individuato dalla mia amica Daniela Fogar: di chi è il bel volto raffigurato nell'affresco della chiesa della Madonna delle Nevi? E chi ne è l'autore? Premetto che non essendo stato sul posto, ho potuto conoscere l'immagine soltanto dalle fotografie e quindi le mie "provocazioni" prescindono da uno studio tecnico accurato che sarà necessario svolgere. Dalle foto non ho nemmeno la certezza si tratti di "affresco" e non di una pittura su intonaco "a secco" come sovente si eseguiva per semplicità tecnica. La pittura del volto, bella e accurata, raffigurante certamente (desumendo dagli attributi che lo accompagnano), San Girolamo, e la somiglianza cogente con l'autoritratto di Leonardo, mi permettono delle congetture che potrebbero dare una luce trasversale alle perfette notazioni degli esperti in materia. Appurato quindi che di sicuro il ritratto non è eseguito da Leonardo e che nemmeno è di mano del Nasini, (vista la differenza stilistica con le altre opere a lui attribuite), ma è opera successiva, eseguita in tempo incerto ma da mano esperta e da cervello fino, mi va di pensare che l'autore si riferisse al Santo Girolamo Emiliani provando a sovrapporre il Santo della Controriforma al più noto "dottore della chiesa", nato a Stridone nel IV secolo e vissuto nel deserto della Calcide, noto anche per il suo spirito inquieto, per la sua erudizione, per i suoi studi cristiani, per la corrispondenza con sant'Agostino e per la sua propensione alla vita monastica caratterizzata da studio e lavoro incessante. San Girolamo Emiliani, vissuto nel primo '500 (1486-1537), è praticamente quasi coetaneo di Leonardo (1452-1519) e deve la sua santità anche alla fondazione della Congregazione dei Chierici Somaschi e alla sua attività al servizio degli orfani. Leggendo la sua storia scopro, non senza sorpresa, che fu a Milano e che anch'esso ebbe la fortuna di essere appoggiato nella sua opera dagli Sforza e precisamente da Francesco II che lo aiutò nell'organizzare una scuola di "arti e mestieri" per favorire il salvataggio dei piccoli diseredati orfanelli a cui dedicò tutto il suo caritatevole prodigarsi. La caratteristica del suo metodo di insegnamento ed educativo era incentrato sul dialogo con l'allievo a cui veniva riconosciuto un ruolo attivo nell'apprendimento. A ciò si accompagnava il ruolo centrale del lavoro manuale di ispirazione benedettina: ora et labora... (dovremmo meditare ora, al giorno d'oggi, su codesta intuizione maieutica. n.d.a.:). Orbene la mia ipotesi è che lo sconosciuto pittore si sia ispirato a Leonardo nel tratteggiare il volto del santo proprio con lo scopo di far confluire sull'iconografia tradizionale del santo il "nuovo" Girolamo e quindi proporre con ciò una specie di triade fondandola sulla caratteristica, a loro comune, dello studio, del lavoro incessante manuale e intellettuale, della ricerca della verità dell'essere, speculando più sulla natura e sull'uomo che sulle caratteristiche "celesti". Leonardo, come è noto, non spiccava per essere un buon cristiano anzi: molti sono gli episodi in cui lo si tacciava di eretico, ma la sua "eresia" fu quella di aver guardato alla "natura" come specchio del creatore e di averla osservata e disegnata con una dedizione ed attenzione capaci di svelarne i segreti e degna di esser accostata (per l' anonimo pittore) alla vita dei Santi. In questa mia ipotetica e allucinata ricostruzione (me lo dico da solo per anticipare sicuri giudizi) riscontro uno spirito "illuminista", nascosto nel pensiero dell'anonimo artista che me lo fa collocare, quindi, in un periodo ottocentesco anche pensando che probabilmente avesse avuto la possibilità di vedere l'autoritratto di Leonardo in uno dei suoi viaggi e quindi riportato come si usava su un cachet du vojage... e quindi riprodotto nella chiesa. Leonardo, qui è quindi trasformato, non senza ironia e con spirito di riscatto, in un supplice Santo, (raro o addirittura inesistente nell' iconografia di San Girolamo) con lo sguardo rivolto in alto, lui che invece era solito raffigurare gli sguardi complici e le dita alzate al cielo (vedi Monnalisa o il San Giovanni Battista del Louvre), ma anche, come nella Vergine delle rocce, era solito inserire nel mistero religioso gli elementi della sua attenzione: le foglie, gli arbusti e le rocce appunto, in uno sguardo "basso", rivolto ai gidiani "nutrimenti terrestri" , perfetti complici nel formare, con lui, il pensiero scientifico analitico moderno. In conclusione quindi tre santi in uno! Perfetta Trinità. Il Girolamo studioso, quello dedito alla carità e dulcis in fundo...il laico osservatore attento del creato, specchio del cielo. Ottimo lavoro concettuale, illustre sconosciuto collega! (Fonte: www.luoghimisteriosi.it)

Articolo di Paolo Cervi Kervischer info@pck.it
Fotografie di Daniela Fogar



Saturno Comunicazione Sas
22/09/2014 15:30:57
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