Alimentazione: il buonumore sta nei cibi "bio"

Alimentazione: il buonumore sta nei cibi "bio"

La spesa? Deve essere oculata, attenta alla stagionalità dei prodotti come garanzia di qualità e freschezza, e possibilmente come "bio" comanda. Gli alimenti certificati e di stagione, oltre a permettere una sana alimentazione, sono anche la migliore garanzia di buon umore a tavola, anche quando la crisi svuota il portafoglio e costringe a scelte oculate e parsimoniose. Lo sottolinea un'indagine svolta dal magazine VdG Magazine tramite interviste web a oltre 1.700 utenti di ambo i sessi di blog, forum e community dedicati al mondo del food; lo scopo è di indagare su preferenze e abitudini alimentari degli italiani. Anche in questi tempi difficili, il 37% degli Italiani continua a prestare molta attenzione all'aspetto nutrizionale di ciò che mangia; il 29% sceglie basandosi solo sulla qualità (29%), mentre il 21% degli intervistati si dichiara ancora disposto a trovare un compromesso tra cibi che fanno bene e leccornie. Quando si deve scegliere che cosa mettere in tavola a pranzo o a cena, solo il 6% ha dichiarato di preferire un certo piatto per una questione di gusto personale: nella maggior parte dei casi la preferenza viene da motivi più profondi. Il 31% ha detto di scegliere quei cibi capaci di mettere di buon umore, mentre il 27% preferisce i sapori "che mi ricordano la mia adolescenza". Ecco allora il motivo della massiccia presenza di piatti della tradizione (28%), di stagione (25%) e quelli che ricordano l'infanzia (20%). In una ipotetica top five dei "cibi del buonumore", spiccano al primo posto i dolci tipici della tradizione (29%), seguiti da pasta fresca (25%) e, solo in terza posizione, dagli snack (23%). Non stupisce invece il quarto posto per la frutta (17%) e il quinto per i formaggi (6%). Ma se la motivazione più diffusa nella scelta di un alimento è la sua capacità di regalare l'allegria, davanti ai banchi del supermercato si cercano, come garanzia di qualità, gli "alimenti naturali, senza trattamenti, definiti biologici" (32%), seguiti da quelli di stagione (27%) e quelli dai colori più vivaci (22%). Insomma, a farla da padrone sulla tavola sono ancora i piatti della tradizione regionale e gli alimenti di stagione, mentre riscuotono meno successo i cibi precotti (29%) e quelli stranieri (26%). A sorpresa, anche se in percentuale più ridotta, si rinuncia anche alle leccornie (15%). I motivi per cui si rinuncia a certi cibi? Spicca su tutti un "mi intristiscono" (38%), seguito da considerazioni più tradizionali come "sono intollerante" (21%) oppure "mi danno un senso di pesantezza" (16%). In generale dunque, anche in tempi di crisi si cerca di mantenere alta l'attenzione per quello che si mette nel piatto: solo un esiguo 13% si dichiara poco attento all'argomento. I criteri dei quali ci si serve per valutare la qualità di un alimento sono, come abbiamo visto, in primo luogo la stagionalità (32%), seguita dal luogo di produzione (28%), da eventuali certificazioni sui metodi di produzione e conservazione (21%), oltre ovviamente alla marca (13%).

Tgcom



Saturno Comunicazione Sas
21/02/2013 16:59:49
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