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Stia

Superficie: 62.68 km2 chilometri quadrati
Popolazione: 2954 abitanti
Densità per chilometro quadrato: 47,1 abitanti
Principali Eventi
Biennale europea di Arte Fabbrile e Campionato del mondo di Forgiatura
Codice di avviamento postale: 52017
Prefisso telefonico: 0575
Denominazione abitanti: Stiani
Santo Patrono: Maria Santissima Assunta
Festa patronale:
Giorni di mercato:
gemellato con ...
Kolbermoor e Olbernhau (Germania)
Mynamaki (Finlandia)
Bad Hall e Ybbsitz (Austria)
Oude Ijsselstreek (Olanda)

Frazioni principali del comune

Gaviserri, Moiano, Molin di Bucchio, Monte di Gianni, Moriccia Pratariccia, Palazzo, Papiano, Papiano Alto, Porciano, Santa Maria alle Grazie, Serelli, Vallucciole.

Statistiche e curiosità su Stia

E' il secondo Comune della provincia di Arezzo con la più alta percentuale di dichiaranti Irpef (60.7%) dopo Sansepolcro;

E' il Comune della provincia di Arezzo con la più grande altitudine massima (1658 metri sul livello del mare);

E' il Comune della provincia di Arezzo più a nord per casa comunale;

Cenni di storia

Stia trae la sua origine dall'essere stata un villaggio sorto sulla romana Via Maior che collegava il Casentino a San Godenzo, in Mugello. Il toponimo è di origine latina, per contrazione dal nome del torrente Staggia, ovvero Staia. Le prime indicazioni sul paese di Stia si trovano nel Regesto Camaldolese del 1053 dove si legge della Plebe S. Mariae de Staia e successivamente, nel 1093, troviamo citato un Casale de Stia. Nel Medioevo, Stia si sviluppò come mercatale della Contea di Porciano e residenza del ramo dei Conti Guidi detti di Palagio per ricordare la costruzione, avvenuta nel 1230, di una sontuosa abitazione sulle rive del torrente Staggia, detta appunto il Palagio. Attorno a questo imponente edificio si sviluppò un nuovo agglomerato, che andò ad aggiungersi al villaggio già esistente a monte, denominato Stia Vecchia. I Conti Guidi di Palagio mantennero il possesso della terra di Stia sino all'assedio a cui il borgo fu sottoposto da parte della Repubblica Fiorentina (1402). La storia di Stia in seguito rimase a lungo legata a quella di Firenze, ai Medici prima e agli Asburgo-Lorena poi. Il Comune, che nel 1840 contava 2901 abitanti, ebbe un grande sviluppo grazie alla lavorazione della lana che portò Stia ad essere un centro produttivo importante. È qui che nacque il celebre Panno Casentino. Nei primi anni del 1900 erano quasi 500 gli operai impiegati nel Lanificio di Stia. Il paese, cresciuto al suono della sirena della fabbrica, ha attraversato vari periodi di sviluppo ed ha certamente risentito della chiusura del grande stabilimento laniero. Oggi Stia, che ha individuato nel turismo la sua nuova leva di crescita, è un paese in cui passato e presente, progresso economico e difesa dell'ambiente, tradizioni e storia si coniugano sapientemente. Il lago degli Idoli, situato a sud della cima del Monte Falterona e a poche centinaia di metri dalla sorgente Capo d'Arno, è il più importante sito archeologico casentinese, in cui è stata raccolta una delle più cospicue testimonianze del culto del mondo etrusco. Nel maggio 1838, in seguito al ritrovamento fortuito sulle rive del lago di una statuetta in bronzo raffigurante Ercole, prendeva avvio a Stia la formazione di una Società di amatori locali con lo scopo di effettuare ulteriori ricerche. Gli scavi portarono al prosciugamento dello specchio d'acqua e al ritrovamento di una delle più ricche stipi votive del mondo etrusco, che fece assumere al sito la denominazione di Lago degli Idoli. Furono recuperati infatti oltre 600 bronzetti, alcuni dei quali sono conservati al British Museum di Londra e al Louvre di Parigi. Nel Comune di Stia si trova anche il Monte Falterona, dal quale nasce il fiume Arno. Il lanificio ha chiuso la propria attività nel 1985 e Pier Luigi della Bordella ha subito provveduto a ricostruirne la storia e a creare un museo sulla storia del tessile, che ha preso corpo nel 1996 a seguito di una mostra "Sul filo della lana", per la quale ha collaborato anche l'ex dipendente Gabriele Grisolini. Per la sede stabile, si pensa a recuperare il complesso di edifici oramai dismessi e di riconsegnarlo alla famiglia Lombard, che aveva gestito il lanificio fino agli anni '50. Simonetta Lombard aderisce all'iniziativa, acquistando il complesso e dando vita a una Fondazione, che nel 2003 ha acquisito personalità giuridica.

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