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Poppi

Superficie: 96.99 km2 chilometri quadrati
Popolazione: 6396 abitanti
Densità per chilometro quadrato: 65,9 abitanti
Principali Eventi
Codice di avviamento postale: 52014
Prefisso telefonico: 0575
Denominazione abitanti: Poppesi
Santo Patrono: San Torello
Festa patronale:
Giorni di mercato: Martedì
gemellato con ...
Palafolls (Spagna)
Ax les Thermes (Francia)

Frazioni principali del comune

Avena, Badia Prataglia, Becarino, Camaldoli, Eremo, Lierna, Memmenano, Moggiona, Ponte a Poppi, Quota, Riosecco, San Martino in Tremoleto.

Cenni di storia

Il suo nome potrebbe derivare dal latino di persona Pupius o Puppius, anche se alcuni credono sia più probabile una derivazione dal nome longobardo Poppo. Poppi è l'autentica "perla" del Casentino, rimasta pressoché intatta nelle sue bellezze artistiche e naturali proprio grazie ad una frequentazione turistica non massificata. Il borgo medievale di Poppi è una rara "città murata" alla cui sommità signoreggia il Castello dei Conti Guidi, opera della celebre famiglia di architetti Di Cambio e "prototipo" di Palazzo Vecchio in Firenze. Grazie a costanti restauri nei corso dei secoli, il castello di Poppi si trova attualmente in eccellenti condizioni di conservazione. Al suo interno, la Biblioteca "Rilliana", ricca di centinaia di manoscritti medievali e di incunaboli. Il castello di Poppi è il monumento principale del Casentino. Al contrario di tutti gli altri castelli ed architetture medievali della zona non è stato rovinato dal tempo e dagli uomini essendo sempre stato usato come residenza del potere politico o amministrativo locale, infatti ancora oggi vi ha sede il Comune di Poppi. Fin dalle sue origini la storia del castello è strettamente legata a quella della più grande famiglia feudale del Casentino che mise Poppi al centro delle sue grandi proprietà ed abitò questo maniero per quasi quattrocento anni: i conti Guidi. Nonostante le prime notizie scritte dell'esistenza del castello siano datate 1191, la sua architettura e il fatto che i Guidi erano già all'epoca titolari di vasti possedimenti in Toscana e Romagna fa presupporre che la sua fondazione sia stata antecedente di due o tre secoli, risalente al periodo fra le invasioni Longobarde e Franche in questi territori. Il nucleo originario del castello è costituito dalla torre quadrata che ancora oggi domina il resto della costruzione e quasi tutta la valle. L'aspetto odierno non è quello primitivo, infatti nell'ottocento fu trasformata, durante l'opera di restauro successiva ai danni subiti per la caduta di un fulmine, in torre campanaria. La torre doveva essere molto più alta e dotata di apparato a sporgere con beccatelli, se è vero che fu presa ad esempio da Arnolfo di Cambio per la costruzione di quella di Palazzo Vecchio a Firenze, per fortuna ancora oggi intatta. Altro elemento di assoluto rilievo è la Cappella dei Conti con un ciclo di affreschi trecenteschi attribuiti a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto. Scendendo dal castello si incontra la Propositura dei Santi Marco e Lorenzo (sec. XVIII) che ospita opere del Ligozzi e del Morandini. Davanti a questa, nella piazza principale, è visibile un raro esempio di "barocchetto toscano", l'Oratorio della Madonna del Morbo (secolo XVII), edificio a pianta esagonale con cupola a squame. Continuando la visita al borgo, si giunge alla antichissima Abbazia di San Fedele (secolo XI), ricca di notevoli opere d'arte tra le quali un crocifisso giottesco, dipinti del Ligozzi, Portelli, Davanzati, Morandini e Solosmeo. Infine, il Monastero delle Agostiniane (sec. XVI), che conserva pregevoli terrecotte robbiane. Nel territorio comunale di Poppi si trova anche il complesso monastico di Camaldoli (secolo XI) è costituito da un eremo e da un monastero. Dopo aver fondato il Sacro Eremo, San Romualdo - capostipite dell'Ordine camaldolese - fondò più in basso una casa per accogliervi gli ospiti e i pellegrini. Sulla base di questo ospizio nacque poi l'attuale monastero che acquistò le attuali caratteristiche nel sec. XVI. Si tratta di una grande costruzione a due piani contenente al suo interno due chiostri, il refettorio, la foresteria e le celle dei monaci. La chiesa attuale, edificata sulle rovine di precedenti edifici sacri, risale al XVI secolo, fu ammodernata nel 1700 e conserva al suo interno – tra le altre – opere del Vasari. Di rilievo, l'Antica Farmacia del monastero, costruita nel 1543, arredata da splendidi armadi in noce e da antichi oggetti usati dai monaci per la preparazione di farmaci e balsami. Posto a quota 1111 metri sul livello del mare, il Sacro Eremo si raggiunge tramite un'antica e ripida mulattiera oppure da una moderna strada asfaltata proveniente da Poppi. Di rilievo, all'interno del complesso, la cella di San Romualdo, l'antica biblioteca, l'ospizio, il refettorio e la chiesa. La millenaria foresta camaldolese circonda l'Eremo da tre lati e attribuisce al luogo un ulteriore elemento di fascino e raccoglimento. La foresta per molti secoli appartenne agli eremiti i quali ebbero il culto delle piante. I monaci dovevano ogni anno provvedere a porre a dimora con la massima diligenza, da quattro a cinquemila piantine. Stazione climatica del Comune di Poppi è la frazione di Badia Prataglia, lungo la strada che conduce al valico dei Mandrioli. I monti alle spalle del paese sono rivestiti di un'esuberante vegetazione di abeti, faggi, querce, castagni e da una grandissima varietà di erbe. La sua antica tradizione di ospitalità è oggi rinvigorita da quando il suo territorio è stato interamente compreso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Turisti e villeggianti animano ormai in ogni momento dell'anno i suoi borghi prendendo alloggio nei numerosi alberghi, pensioni, colonie, b&b e case per ferie. Badia Prataglia è costituita da un raggruppamento di piccoli villaggi detti "castelletti", ognuno con un proprio nome e identità. Le origini di Badia Prataglia risalgono a prima dell'anno Mille, fondata dai monaci benedettini provenienti da Montecassino. Testimonianza di ciò la splendida Abbazia tutt'oggi in ottimo stato di conservazione. Dalla carta di fondazione dell'Abbazia sappiamo che buona parte del territorio appartenuto ai monaci era coperto da alta vegetazione. Qui come a Camaldoli, la foresta era ornamento e difesa (1442 ettari, di poco inferiore a quella di Camaldoli). La ricca foresta ha sempre favorito la lavorazione del legno. Per secoli i boscaioli di Badia Prataglia hanno provveduto all'abbattimento, alla squadratura e segatura dei tronchi che poi trasportavano davanti alle botteghe artigiane per la stagionatura.

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