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Abbazia Benedettina Santa Maria delle Macchie

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Abbazia Benedettina Santa Maria delle Macchie
Via Capocastello, 35
62026 San Ginesio (MC)
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L'abbazia benedettina di Santa Maria delle Macchie si trova nel Comune di San Ginesio, in provincia di Macerata. L'architettura romanica delle Marche, sviluppatasi nei secoli XI-XIII, ha trovato una delle sue massime espressioni artistiche nelle abbazie e nei monasteri autonomi (sui iuris), diffusi dopo il Mille in modo numericamente consistente e capillare lungo le vie di transito e i corsi d'acqua, secondo una trama di insediamenti priva di smagliature. Fra le abbazie che si trovano nelle zone montuose e collinari delle Marche, c'è anche quella di Santa Maria delle Macchie, sorta lungo la fertile vallata del Fiastra, a pochi chilometri dall'abitato di San Ginesio, percorrendo la Statale 78. Non vi sono certezze sulla sua data di fondazione che, a quanto dicono alcuni storici locali, è da collocare fra l'VIII e il IX secolo, a causa dell'ampio uso di materiale romano di reimpiego nella cripta, mentre con molta probabilità essa è da posticiparsi a dopo il Mille.

La storia dell'abbazia

Una carta, datata 1171 e ritenuta la più antica attestazione riguardante l'abbazia, secondo recenti studi non si riferirebbe in realtà a questo edificio, bensì ad un altro dalla medesima intitolazione sito a Gagliole, nei pressi di San Severino. Altri documenti risalenti al XIII secolo informano sull'interferenza delle autorità sanginesine sulla elezione degli abati, fenomeno che proseguirà nei secoli successivi e parlano di alcuni aspetti economici, quali ad esempio la concessione in enfiteusi delle terre abbaziali a coloni. Nei primi anni del '500, essa veniva data in commenda e infine abbandonata nel 1848, dopo altalenanti ritorni e allontanamenti dei monaci benedettini, dovuti alle ben note soppressioni napoleoniche. La struttura architettonica del complesso abbaziale ha subito radicali trasformazioni dovute alla ristrutturazione condotta, per esigenze abitative, nel 1658 dal cardinale commendatario Pallotta. La facciata della chiesa venne sopraelevata e conclusa da un timpano curvilineo mentre l'originario rosone che vi si apriva, di cui appaiono deboli tracce, venne tamponato ed al suo posto furono praticate quattro finestre. Una attenta lettura del prospetto evidenzia, tuttavia, l'originaria ghiera in cotto del portale ed alcuni frammenti marmorei a fregi e volute, ivi inseriti, che manifestano la loro derivazione romana. L'impianto a navata unica della chiesa, ora coperta da volte a padiglione e la forte sopraelevazione sulla cripta del presbiterio, a cui sono state addossate - sempre nel XVII secolo - due ampie cappelle, rimandano ad una ancora evidente impostazione planimetrica medioevale. Maggiore interesse artistico riveste la cripta, che conserva intatti i caratteri originari della costruzione primitiva, l'analisi dei quali consente una datazione riferibile al secolo XII. L'ambiente di vaste dimensioni risulta suddiviso in sette navatelle, coperte da volta a crociera impostate su colonnine in laterizio sormontate da capitelli, poggianti su collarino, dall'identica forma a tronco di cono con smussature angolari, privi di decorazione eccetto due che presentano motivi decorativi vegetali e animali. La presenza massiccia di materiale di risulta di epoca romana, evidente nei capitelli di tipo ionico e nelle colonnine a fusto marmoreo che circondano l'altare, conferisce grande preziosità e sacralità all'ambiente, creandovi una sorta di 'recinto sacro', ove trova utilizzazione come colonna una pietra miliare, posta in antichità lungo la strada consolare Flaminia, recante una iscrizione in lode dell'imperatore Costanzo II (337-361), fatta incidere dal governatore Pisidio Romolo. La particolarità del reperto è, infine, accentuata dall'interessante capitello montatovi a rovescio di recente identificato come un omphalos, decorato con un motivo figurato a rilievo raffigurante due sfingi affrontate che appoggiano una zampa su un thymiaterion e da una coppia di buoi ai lati.

Dove Siamo

Per arrivare all'abbazia di Santa Maria delle Macchie dall'autostrada A14, in direzione sia nord che sud, si esce a Civitanova Marche e si imbocca la superstrada per Foligno. Quando poi si percorre il tratto di raccordo fra Civitanova e Tolentino, si esce a Macerata ovest e si seguono le indicazioni. Stessa procedura per chi proviene dall'entroterra: a Foligno, si imbocca la statale 77 e si sale fino al valico di Colfiorito poi si scende e si prosegue lungo la superstrada per Civitanova Marche, uscendo a Macerata ovest.

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