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Fiume Reno

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Fiume Reno

Piteglio (PT)
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Il Fiume Reno

Il Reno è il decimo fiume italiano per lunghezza e per superficie di bacino, ma sesto sia per lunghezza, sia per estensione del bacino fra quelli che sfociano direttamente in mare ed è di gran lunga il più importante corso d'acqua dell'Emilia-Romagna, nonché l'unico rilevante della regione che non sia un affluente del Po. Il toponimo Reno ha origine celtica e significa sostanzialmente "scorre", "acqua che scorre" ed ha la stessa etimologia utilizzata per battezzare il ben maggiore (e omonimo in italiano) fiume tedesco. Nel 43 avanti Cristo, su un'isoletta del Reno, presso l'allora colonia romana di Bononia, fu stipulato il patto costitutivo del Secondo Triumvirato. Nella località di Sacerno, in cui secondo la tradizione si sarebbe trovata questa isoletta, fu posta nel '700 una colonna in pietra per ricordare l'avvenimento. Durante l'Alto Medioevo il Reno era un affluente del Po, per alcuni periodi congiuntamente col Panaro. Nel corso del Basso Medioevo, si registrò il susseguirsi di disastrose piene che lo avevano deviato dall’alveo e di un impaludamento nelle campagne ferraresi e nel 1522 il corso del fiume fu spostato a nord di Ferrara. Due secoli dopo, durante il papato di Benedetto XIV (il cardinale bolognese Prospero Lambertini), il fiume fu soggetto ad una modifica idraulica fondamentale: fu disalveato nell'ultimo tratto (quello tra il Bolognese e il Ferrarese) ed immesso in un canale artificiale costruito ex novo. Il canale, denominato Cavo Benedettino, nasce presso Sant'Agostino e scorre per 30 chilometri in direzione Est, fino ad Argenta. Il Reno, completamente arginato, non allagò più la pianura ferrarese. Ad Argenta, il fiume fu immesso nel letto del Po morto di Primaro. Nei suoi ultimi 40 chilometri, il Reno scorre nel letto dell'antico fiume, sfociando nel mare Adriatico. Nella seconda metà del XVIII secolo furono fatti convogliare nel fiume il Canale Navile di Bologna e il torrente Idice. Il corso del Reno ha oggi un andamento caratteristico: prima procede dagli Appennini verso la pianura padana e poi, dopo una improvvisa curva a gomito nei pressi della località Sant'Agostino, si dirige da ovest verso est, fino all'ultimo tratto di circa un chilometro, in cui piega decisamente verso nord dopo avere aggirato e bordeggiato le Valli di Comacchio. Molta parte della letteratura individua ancora il tratto terminale di circa 40 chilometri e la foce come "Po di Primaro". A circa 8 chilometri dalla foce, in località Volta Scirocco, il Reno è sbarrato da una diga lunga oltre 120 metri, che ha lo scopo di creare un invaso a monte di acque dolci con un livello del pelo libero di 150 centimetri circa su quello medio del mare, impedendovi la risalita dell'acqua delle maree, sì che vi possa attingere l'acquedotto di Ravenna.

Principali città attraversate

Porretta Terme, Vergato, Marzabotto, Sasso Marconi, Casalecchio di Reno, Bologna, Cento, Molinella, Argenta

Principali affluenti

Maresca, Orsigna, Pracchia, Randaragna, Limentra, Rio Sambuca, Silla, Marano, Vergatello, Molinello, Setta, Ravone, Aposa, Samoggia, Idice, Santerno, Senio, canale Navile, canale Savena, prima di sfociare nel Mare Adriatico

Flora e Fauna Ittica

La fauna ittica presente è costituita da una miriade di barbi autoctoni, in media sui 3 etti ma sono comuni sui 7-8 etti e alcuni esemplari sul chilo e mezzo. Vi sono poi alcuni barbi canini purissimi (quelli tutti picchiettati di piccole macchioline e ormai molto rari ovunque, uno stuolo di grassi cavedani dal mezzo chilo fino ai 2 chilogrammi, alcune trote iridee, vaironi e molte trote fario di immissione del peso medio di circa un chilo e fino ai 2 chilogrammi. Per ciò che riguarda la pesca, vi è un tratto a regolamentazione specifica nella zona di Porretta Terme: per potervi pescare, occorre solo la normale licenza di pesca, ma vige il regolamento 'no kill', cioè tutti i pesci vanno rilasciati immediatamente dopo la cattura. Vi sono poi alcune semplici regole da rispettare: divieto di trattenere il pescato, slamatura del pescato a mano bagnata (ed è vietato usare stracci o similari), divieto di detenzione del pescato all'interno della nassa (ogni pesce deve essere rilasciato subito) e divieto di utilizzo del guadino (il pescato deve essere acchiappato a mano). L'ardiglione dell'amo deve essere schiacciato con un paio di pinzette oppure si possono utilizzare ami nati già senza ardiglione.

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