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Pian di Sco'

Superficie: -- chilometri quadrati
Popolazione: 6407 abitanti
DensitĂ  per chilometro quadrato: abitanti
Principali Eventi
Fiera nazionale degli uccelli da richiamo (prima domenica di ottobre)
Codice di avviamento postale: 52026
Prefisso telefonico: 055
Denominazione abitanti: Piandiscoesi
Santo Patrono: Maria Santissima Assunta
Festa patronale:
Giorni di mercato: Sabato
gemellato con ...
L'Horme (Francia)

Frazioni principali del comune

Casabiondo, Faella, Matassino, Vaggio.

Statistiche e curiositĂ  di Pian di Sco'

E' il terzo Comune della provincia di Arezzo piĂą densamente popolato dopo San Giovanni Valdarno e Montevarchi;

E' il secondo Comune della provincia di Arezzo piĂą piccolo per superficie dopo Chitignano;

E' il terzo Comune della Provincia di Arezzo con lÂ’etĂ  media piĂą bassa (42.5 anni) dietro Marciano della Chiana e Subbiano;

Cenni di storia

L'origine del nome Pian di Scò è controversa: secondo alcuni deriverebbe da Pian di Resco (dal nome dei torrente che scorre vicino al Paese), secondo altri da Aesculus (quercia sacra a Giove). Situato lungo il percorso dell'antica strada consolare romana Cassia Vetus, il borgo di Pian di Scò si sviluppa intorno alla pieve romanica di Santa Maria a Scò, fondata intorno all'anno mille come fulcro di una pievania comprendente due monasteri (Gastra e Il Monastero di San Salvatore a Soffena, nella vicina Castelfranco di Sopra) e tredici chiese. Ed è attorno a questa pieve che la sua storia si articola fino al 1800. Entrata a far parte della Lega di Castelfranco su pressioni della Repubblica Fiorentina, divenne avamposto del dispositivo di difesa teso a contrastare l'influenza degli Ubertini e dei Pazzi sull'altopiano valdarnese. Alla dissoluzione della lega, operata dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo nel 1774, Pian di Scò fu integrata nella Comunità di Castelfranco. A seguito dell'occupazione napoleonica il borgo venne reso autonomo con la costituzione nel 1809 della Comunità di Pian di Scò. Caratteristica paesaggistica unica è la presenza nella frazione Faella di calanchi o balze, dai tipici riflessi rossastri, fenomeni erosivi dei Pliocene che hanno fatto affiorare resti fossili. Sotto la Signoria di Firenze la pievania di Santa Maria a Scò, che comprendeva tredici chiese e i monasteri di Gastra e Castelfranco di Sopra per contrastare la potenza degli Ubertini e dei Pazzi nel Valdarno, Pian di Scò entrò a far parte della lega di Castelfranco. I documenti civili e religiosi sono stati separati solo nel XIX secolo, a seguito di un riordinamento amministrativo della Toscana per l'occupazione napoleonica: fu in quella circostanza che gli abitanti di Pian di Scò videro esaudito un loro antico desiderio ed ottennero la propria autonomia dal vicino Comune di Castelfranco. Così l'antico borgo medievale, vissuto e sviluppatosi intorno alla Pieve, divenne nel 1809 la Comunità di Pian di Scò, che ebbe pertanto un suo capo o Maire (quale esso si chiamò allora nella lingua dei francesi), ed un proprio consiglio municipale, formato dai proprietari e contadini del luogo. Essa poté realizzare, inoltre, fra le altre iniziative nel 1963, anche la strada della Castagneta tramite la quale il nuovo Comune veniva direttamente unito al fondovalle, dove nello stesso anno era attivato il tratto di ferrovia Arezzo - Incisa. Anche gli uffici amministrativi, necessari alla recente autonoma collettività, dopo alcune provvisorie sistemazioni, trovarono la loro sede definitiva nell'odierno Palazzo Comunale, eretto nel 1873 su disegno dell'architetto Emilio De Fabris, lo stesso che, in questi anni, aggiunse al duomo fiorentino l'attuale facciata. Anche l'insegnamento scolastico non fu trascurato. Già nel 1812 nei locali della plebania fu istituito dal Vescovo di Fiesole un seminario minorile di zona e presso di esso studiarono molti giovani. A questo unico, isolato centro di formazione culturale e religiosa seguì, nel 1866, la costruzione della prima scuola elementare del Capoluogo che rientrò nei piani del Nuovo Stato Italiano per alfabetizzare il territorio. Faella è la principale frazione del Comune di Pian di Scò, anche se in origine erano due i paesi: oltre a Faella c’era Favilla, la parte alta. Si può ancora leggere nei Decimari Vaticani dei due paesi, anche se confinanti e continui. Ogni paese aveva la sua chiesa: Santa Maria a Faella e San Michele a Favilla. Santa Maria a Faella era nell'antichità una semplice curanzia, aveva cioè un curato alle dipendenze dei Pievano di Scò, ma con l'aumento della popolazione monsignor Lorenzo della Robbia la elevò nel 1637 a Prioria, ma nel 1899 prese il titolo di Propositura, vista l'importanza assunta dal Borgo. Per quanto riguarda San Michele, era una chiesa di modeste proporzioni, situata in alto su un terreno soggetto a continuo franamento. Per ragioni di staticità fu soppressa dal Vescovo Tedice nel 1311. La chiesa divenne Oratorio e la comunità di Favilla fu riunita a quella di Faella. Civilmente però erano ancora due paesi separati come si può rilevare dagli Statuti Fiorentini dei 1355 e dei 1415 poi con il passare dei tempo Favilla perse la sua importanza, e divenne parte integrante di Faella. Durante la seconda guerra mondiale, Faella fu completamente distrutta, ridotta a un cumulo di macerie. In questo frangente gran parte dei patrimonio artistico dei paese andò distrutto come ad esempio il palazzo della Famiglia Antonielli e quello dei Patriarca Altoviti. La chiesa con il suo campanile fu l'unica a rimanere in piedi anche se seriamente danneggiata, ma la gente del posto è stata capace di rimettere tutto in piedi.

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