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Montemignaio

Superficie: 26.03 km2 chilometri quadrati
Popolazione: 622 abitanti
DensitĂ  per chilometro quadrato: 23,9 abitanti
Principali Eventi
Codice di avviamento postale: 52010
Prefisso telefonico: 0575
Denominazione abitanti: Montemignaiesi
Santo Patrono: Madonna delle Calle
Festa patronale:
Giorni di mercato: Domenica

Frazioni principali del comune

Assillo, Brustichino, Cameronci, Campiano, Casodi, Castello, Cerreto, Consuma, Cozzo, Fornello, Forcanasso, Fossatello, La Fonte, Liconia, Masso, Masso Rovinato, Pieve, Poggiolino, Prato, Santo, Secchieta, Serraia, Treggiaia, Valendaia, Vignola.

Statistiche e curiositĂ  di Montemignaio

E' il Comune della provincia di Arezzo con il minor numero di abitanti;

E' il Comune della provincia di Arezzo con lÂ’etĂ  media piĂą alta (51.7 anni);

Cenni di storia

Il nome è composto da "monte" e dal termine latino minium, ossia cinabro (minerale rosso). Secondo alcuni potrebbe derivare dal nome latino di persona Miniarius. I documenti ufficiali fanno riferimento al comune già nel 1102, menzionando l'importanza della pieve di Santa Maria. I signori feudatari di quel periodo erano i conti Guidi di Modigliana ma il 30 ottobre 1359 il conte Marco di Galeotto Guidi rinunciò a una parte dei possedimenti in favore della repubblica di Firenze. Sotto il dominio fiorentino, fu inserito nella podesteria di Castel S. Niccolò e, nel XVIII secolo, sotto il granducato di Pietro Leopoldo, gli fu concessa l'autonomia amministrativa; fu istituita allora una comunità, dalla quale deriva direttamente l'attuale comune. Numerosi i monumenti presenti: la pieve di Montemignaio di stile romanico, con all'interno colonne e capitelli dalle forme interessanti; i palagetti cinque-seicenteschi nei dintorni del centro abitato; il castello e le mura con le porte di accesso al paese. Il castello, in particolare, deve la sua origine con ogni probabilità alla presenza in loco di una strada romana che collegava Fiesole e Firenze al Casentino attraverso i monti della Consuma; delle strutture originarie restano, oltre alla porta di accesso, un torrione ed un edificio medievale che fu probabilmente la residenza dei conti Guidi. Al plebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana al Regno di Sardegna, i "si" non ottennero la maggioranza degli aventi diritto (120 su totale di 598), sintomo dell'opposizione all'annessione[ Fra le storie e le tradizioni di Montemignaio c'è la cosiddetta "dicenda": "A Montemignaio non c'è nemmeno una pecora. Non è una battuta. E' la realtà di oggi. Prima della forzata "migrazione" degli anni sessanta di gran parte della popolazione, tutte le famiglie che possedevano un po' di terra avevano qualche pecora. Per condurre al pascolo le piccole greggi occorreva una persona per l'intera giornata. Il compito poteva essere affidato a bambini in età scolare, ma solo nel pomeriggio perché la mattina andavano a scuola. Si ricorreva talvolta ai vecchi, ma non tutti erano "affidabili". E allora … nel 1894 il problema fu risolto con la "dicenda" (o vicenda?). Si trattava di formare ogni mattina un unico gregge di circa 150 pecore e di affidarlo, a turno, ogni giorno a due pastori. Il "regolamento" non fu mai scritto, perché a quei tempi contavano le parole dei "galantuomini", però ecco alcuni punti: ogni famiglia doveva fornire un pastore per una giornata ogni due pecore possedute; le pecore venivano radunate in un luogo convenuto entro un'ora stabilita, secondo le stagioni; quando un proprietario di pecore non poteva rispettare il proprio turno, doveva scambiarlo con altri pastori o pagare chi andava per lui; non era consentito il pascolo nei campi, quindi le pecore dovevano mangiare nei boschi o nelle selve di castagni. In queste ultime c‘era il divieto di pascolo nel periodo della raccolta delle castagne e allora i vari proprietari affidavano, a pagamento, le pecore a qualche contadino; quando una pecora si smarriva, alla ricerca doveva partecipare anche il proprietario; se le pecore arrecavano danni in un campo seminato erano i pastori di turno a pagare; per le pecore "nuove" per la dicenda e per le agnelle occorreva una particolare attenzione fino a quando si erano abituate alla vita di "gruppo"; al rientro serale le pecore dovevano essere "satolle". Se veniva accertato che avevano ancora fame, i pastori venivano aspramente rimproverati e diffidati; le capre non potevano prendere parte alla dicenda perché arrecavano danni mangiando i germogli delle piante dei boschi.

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