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Monte San Savino

Superficie: -- chilometri quadrati
Popolazione: 8754 abitanti
Densità per chilometro quadrato: abitanti
Principali Eventi
Sagra della Porchetta (seconda domenica di settembre)
Allegrezze per lÂ’investitura di Baldovino del Monte (giugno)
Fiera dello Scaldino col fischio (novembre)
Codice di avviamento postale: 52048
Prefisso telefonico:
Denominazione abitanti: Savinesi
Santo Patrono: Santi Egidio e Savino
Festa patronale:
Giorni di mercato: Venerdiì

Frazioni principali del comune

Alberoro, Dreini, Gargonza, Montagnano, Palazzuolo, Verniana.

Cenni di storia

Il nome è composto da "monte" e dal Santo venerato in loco, "San Savino". Chiamato in passato Monte di Sansovino. Monte San Savino fu uno dei tanti vichi etruschi il cui popolamento si attesta a partire dal sec. VI a.C. (necropoli del Castellare e di Case Sant'Angelo, fonti galattofore del Rigo e della Villaccia). Fecero seguito «il paesello romano di Area Alta, indizio dell'imperio di Roma distesosi sulla penisola; lo stanziamento dei barbari goti sulle due colline di ponente contigue al Castellare; la pieve che raccolse in un solo popolo queste genti diverse sotto il comune nome cristiano … tutto fino all'albore della civiltà nuova, a Carlo Magno e alle sue donazioni, e il fatto palese che segnò il nuovo giorno col trasferimento della pieve sul colle già occupato da Roma». Il toponimo Ajalta (probabilmente da area alta, ovvero zona soprelevata, e quindi fortificata – forse già in epoca romana – quella cioè corrispondente all'attuale piazza Gamurrini) è già attestato in documenti molto antichi. La pieve, risalente probabilmente al VI secolo, allorché si diffonde da Spoleto verso nord il culto del santo martire Savino, cui essa è dedicata, era inizialmente situata in località Barbaiano laddove oggi è il cimitero comunale, e venne trasferita dov'è tuttora intorno all'anno 1175 in una posizione del colle tra l'altura dell'Ajalta e l'aggregato urbano dell'attuale piazza Di Monte. Un documento d'archivio del 1222 informa come Monte San Savino fosse retto in quei tempi a repubblica sotto un senatore capo di quattro consoli uno per quartiere. Sottoposto alle mire di dominio degli Ubertini ghibellini d'Arezzo, parteggiò per la fazione guelfa: dopo aver accolto i fuorusciti aretini guelfi, guidati da Fumo Bostoli, partecipò con questi, alleatisi ai senesi e ai fiorentini, alle "giostre dal Toppo" - di memoria dantesca - contro Arezzo. Seguita la battaglia di Campaldino (1289) vinta dai fiorentini su Arezzo, Monte San Savino divenne un vero e proprio baluardo guelfo del distretto fiorentino in Valdichiana. Poco più tardi, però, fu condotta con successo da Uguccione della Faggiuola podestà di Arezzo una campagna per riconquistare i castelli della Valdichiana perduti da Arezzo e il Monte passò sotto il dominio aretino. Nel 1306, allorché la fazione guelfa fu costretta ancora una volta dai Tarlati a lasciare Arezzo, i fuorusciti si rifugiarono a Monte San Savino «datosi anima a corpo alla repubblica fiorentina» (Guelfi, Baldi). Tutto ciò fece sì che i Tarlati d'Arezzo, contrariati dalla continue defezioni di quel fondamentale avamposto che si incuneava nella zona meridionale dello Stato di Siena, punirono Monte San Savino non appena se ne diede l'occasione (1325). I montigiani furono così costretti a rifugiarsi sul colle di Vertighe finché il paese, ricostruito, poté di nuovo accogliere i suoi ‘terrazzani' già nell'anno 1337: la struttura urbanistica del Monte a fuso, tipicamente medievale, fu determinata con ogni probabilità da quella ricostruzione. Monte San Savino passò successivamente sotto il dominio di Perugia, in espansione in Valdichiana, che, alleata con Firenze, si impadronì della nuova Terra. Nel ‘400 il Monte godette di una relativa tranquillità nella sua veste politico-amministrativa di comunità del distretto fiorentino. Cominciò allora l'ascesa sociale della famiglia magnatizia dei Ciocchi, originaria di Firenze, con Fabiano Ciocchi poi Di Monte, «probabilmente il primo vero influente personaggio della sua famiglia presso la curia romana» (Baldini-1), mentre la nobile casata dei Galletti fu illustrata in quel secolo da Domenico Galletti letterato, sodale dell'Accademia Platonica fiorentina, intimo del Ficino e giuspatrono della pieve di Monte San Savino. Una nuova infeudazione vide passare Monte San Savino a partire dal 1604 sotto i marchesi Orsini che lo tennero fino al 1640. Il Monte diverrà, dal 1643 al 1667, feudo personale di Mattias de Medici, fratello del granduca Ferdinando II e manterrà alcuni privilegi particolari fino a quando non andrà sotto il diretto dominio granducale nel 1748. Quindi, con il Regolamento del 14 novembre 1774 - che istituiva la nuova comunità il cui ambito territoriale coincideva con quello della podesteria - Monte San Savino aggregava alla propria comunità, oltre ai 'popoli' di Alberoro, Gargonza Palazzuolo, anche quello di Montagnano (quest'ultimo già compreso nella podesteria di Civitella). Nel XVI e XVII secolo, Monte San Savino è stata sede di una piccola comunità ebraica. A testimonianza della sua storia rimangono tracce dell'antico ghetto, dell'edificio della sinagoga e del cimitero ebraico. el secolo XIX si registrò in Monte San Savino una maggiore stabilità economica che favorì un rapido sviluppo demografico e l'innalzamento del tenore di vita della popolazione. Accanto alle tradizionali attività agricole, dell'allevamento del bestiame e artigianali, mosse i primi passi anche lo sviluppo industriale con l'incremento dell'edilizia: gradualmente l'urbanizzazione andò estendendosi fuori delle mura, a cominciare dal gruppo di costruzioni allineatesi lungo il tratto esterno delle mura tra la Porta Fiorentina e il Porticciolo. Oggi, Monte san Savino è un centro attivo: la produzione industriale riguarda soprattutto il settore manifatturiero, edilizio e quello della lavorazione dei metalli preziosi. Il notevole sviluppo turistico di Monte San Savino, città d'arte inserita in un contesto naturalistico di prim'ordine, ha beneficiato, in particolare, del recupero di borghi rurali (Gargonza, Renaiolo) ed ha a sua volta favorito lo sviluppo dell'agriturismo e delle strutture ricettive in generale. Fra i prodotti dell'artigianato locale, si segnalano i laboratori della ceramica di produzione locale (lo scaldino col fischio che dà anche il nome alla fiera novembrina) e poi le rivendite della porchetta doc, della carne chianina, dei rinomati vini (rosso e bianco vergine della Valdichiana), dell'olio extravergine, e di trovare ancora, da usare per il proprio giardino, una scopa originale di erica. Fra i monumenti, da visitare il palazzo di Monte con i giardini pensili, le Logge dei Mercanti – costruzione cinquecentesca in pietra serena – e poi il palazzo Pretorio, il Cassero, palazzo galletti-Gamurrini e il Castello di Gargonza.

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