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Chitignano

Superficie: -- chilometri quadrati
Popolazione: 951 abitanti
Densità per chilometro quadrato: abitanti
Principali Eventi
Codice di avviamento postale: 52010
Prefisso telefonico: 0575
Denominazione abitanti: Chitignanini
Santo Patrono: San Vincenzo
Festa patronale:
Giorni di mercato: Venerdì
gemellato con ...
La Calmette (Francia)

Frazioni principali del comune

Croce di Sarna, Rosina, Taena.

Statistiche e curiosità di Cavriglia

E' il terzo Comune più piccolo della provincia di Arezzo per numero di abitanti, preceduto da Montemignaio e Ortignano Raggiolo;

E' il Comune della provincia di Arezzo più piccolo per estensione territoriale;

E' il terzo Comune della provincia di Arezzo con la più bassa percentuale di dichiaranti Irpef (52.4%), preceduto da Sestino e Caprese Michelangelo;

Cenni di storia

E' derivato da Clotinianum, nome latino di persona Clutinius (da Clutius) con l'aggiunta del suffisso - anus che indica appartenenza. Lungo la via che collegava Arezzo con il Passo Serra, alcuni storici hanno sostenuto di poter individuare nella regione un insediamento etrusco-romano dedito ai culti salutari delle acque. La tesi si fonda sull'esistenza di numerosi toponimi di chiara matrice etrusca nonché su reperimenti di oggetti di bronzo, molto probabilmente risalenti ai primi etruschi. Nell'alto medioevo esisteva un fortilizio detto "Clotiniano" che in seguito appartenne agli Ubertini tranne che per un breve periodo (dal 1325 al 1384) durante il quale vi esercitò il dominio Guido Tarlati, vescovo di Arezzo. Pietro Leopoldo decise di introdurre la coltivazione del tabacco, poi proibita nella metà dell'800. Nel novero dei monumenti figurano i resti delle mura, il palazzo del podestà (la cosiddetta Podesteria) con elementi architettonici risalenti ai secoli XIV-XV, la chiesa parrocchiale, l'eremo della Casella, dedicato a San Francesco, sull'Alpe di Catena, a quasi 1.300 metri di altitudine. Visitando Chitignano, si possono ammirare il castello dei conti Ubertini e la Parrocchia di San Vincenzo. Un diploma dell'imperatore tedesco Ottone I, risalente al 967, informa per la prima volta di Chitignano come feudo del vassallo di origine longobarda Goffredo di Ildebrando. Gli Ubertini tornano a governare Chitignano nel 1384, ma questa volta lo fanno in accomandita, per conto della Repubblica Fiorentina, che se ne è annessa i territori. Il castello rimarrà possedimento degli Ubertini per quasi quattrocento anni, nonostante l'alleanza che questi stipulano con i Visconti milanesi, costringendo Firenze all'intervento nel 1402. Verso la fine del Settecento, per volontà del Granduca Leopoldo di Lorena, viene riformato e riorganizzato l'assetto territoriale, con l'abolizione del feudalesimo ispirata dalla politica "illuminata" del sovrano. Chtignano si costituisce allora come "comunitas" autonoma. A cavallo tra XVIII e XIX secolo la città vive gli anni dell'occupazione francese e del napoleonico Regno d'Etruria, prima di essere riconsegnata ai Lorena dal Congresso di Vienna del 1815. Nel 1860, il comune entra a far parte del regno d'Italia. L'economia locale, negli ultimi secoli, si è arricchita grazie all'introduzione della coltivazione del tabacco, del gelso per i bachi da seta e del commercio della polvere da sparo. Il patrimonio boschivo è invece l'elemento che ha da sempre caratterizzato la vita lavorativa di Chitignano, fornendo legname, carbone vegetale, castagne e funghi per i mercati locali. Ricca è anche l'agricoltura tradizionale, incentrata su vite e olivo. Un'attività economica che ha caratterizzato le terre di Chitignano: la produzione di polveri piriche, una dosata miscela di salnitro, zolfo e carbone. Non è un caso che ogni anno, l'ultima domenica di agosto, va in scena la rievocazione della Camminata del Contrabbandiere, in cui a Ponte alla Piera di Anghiari avveniva lo scambio con gli anghiaresi: polvere da sparo con tabacco. Visitando il museo, si deduce che dietro c'è una lavorazione che ha segnato il territorio e gli uomini. Due secoli fa, a Chitignano, oltre ai grandi e famosi stabilimenti di produzione industriale (ricordiamo i polverifici dei Ciofi e dei Prati) si affiancarono da subito numerose lavorazioni clandestine a livello artigianale, realizzate con i cosiddetti pilli, azionati a mano o tramite forza idraulica, localizzati spesso in luoghi nascosti e inaccessibili.

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