Bibbiena
Popolazione: 12731 abitanti
Densità per chilometro quadrato: 147,4 abitanti

Prefisso telefonico: 0575
Denominazione abitanti: bibbienesi
Santo Patrono: SantIppolito
Festa patronale:
Giorni di mercato: giovedì mattina
Frazioni principali del comune
Banzena, Campi, Camprena, Candolesi, Farneta, Freggina, Gello, Giona, Gressa, Guazzi, Lonnano, Marciano, Partina, Pian del Ponte, Poggiolo, Ponte Bifolco, Querceto, Serravalle, Soci, Terrossola, Valchiusa.
Statistiche e curiosità di Bibbiena
è il primo Comune della provincia di Arezzo con la più alta percentuale di cittadini stranieri (16.) ;
Cenni di Storia
Menzionato nei documenti con il nome Biblena e Beblena, deriva dall'etrusco Viblena che si riferisce al nome etrusco di persona Viplnei o latino Viblenus. I primi insediamenti nel territorio bibbienese risalgono probabilmente all'epoca degli Etruschi, sebbene la data di fondazione del paese sia collocata nel 979 d.C. In questo periodo fu un centro di rilevante importanza e notevole splendore. In epoca medioevale i vescovi aretini, prima, i Tarlati, poi, ebbero il possesso del castello, ma la dominazione di Arezzo terminò nel 1359. Durante la lotta tra Guelfi (fiorentini) e Ghibellini (aretini), Bibbiena si schierò con questi ultimi. In seguito alla sconfitta ghibellina nella battaglia di Campaldino, Bibbiena subì un rovinoso assedio di otto giorni da parte dei Fiorentini, che conquistarono la città e la saccheggiarono. Al plebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana alla Sardegna i "sì" non ottennero la maggioranza degli aventi diritto (761 su totale di 1570), sintomo dell'opposizione all'annessione. Ed ecco i principali monumenti. Palazzo Dovizi: tra i più noti e celebrati dell intero Casentino, è particolarmente legato alla figura del suo proprietario, il Cardinale Bernardo Dovizi detto il Bibbiena (1470 1520), noto soprattutto per aver scritto la commedia La Calandra ed aver avuto rapporti con i maggiori letterati del suo tempo. Ledificio, costruito nel 1498, si sviluppa su tre piani, con impianto architettonico rinascimentale di ispirazione fiorentina. La chiesa di San Lorenzo: costruita sui resti di un antico oratorio nel 1474, secondo il disegno dei Frati architectori addetti alla sovrintendenza di tutte le chiese e conventi della Provincia Minoritica della Toscana. L edificio è composto da tre navate, le laterali con volta a crociera, la centrale coperta a capriate da arcate a tutto sesto. All interno sono raccolte numerose opere d arte tra le quali vanno ricordate due terracotte invetriate attribuite ad Andrea della Robbia rappresentanti la "Deposizione" e l"Adorazione". Palazzo Poltri (ex Pretura): di origine cinquecentesca, conserva pienamente il suo aspetto influenzato in maniera evidente dalla tradizione fiorentina contemporanea. Palazzo Niccolini: edificato nella prima metà del 1600 - e antico possedimento dei marchesi Niccolini e della famiglia Ducci - è divenuto sede del palazzo comunale. Acquistato dai frati francescani nel 1905, fu ceduto in permuta al Comune di Bibbiena in cambio del Convento di San Lorenzo che era stato requisito nel 1866 con la soppressione dei beni ecclesiastici. Palazzo Marcucci (ora Palazzo Mazzoleni): altro simbolo dellarchitettura civile bibbienese. L'esterno dell'edificio è decorato dall'elegante portale fogginiano sovrastato dall emblema dei vecchi proprietari e nelle finestrelle del primo ordine arricchite da curiosi mascheroni riferibili al primo seicento. Ricordiamo poi lOratorio di San Francesco, palazzo Marcucci Poltri, palazzo Nati Poltri, il Santuario di Santa Maria del Sasso e il Castello di Serravalle. A proposito di questultimo, il Castellare si trova a sei miglia a tramontana di Bibbiena, situato sopra un dirupato sprone dellalpe di Serra sul prolungamento del monte Cotozzo, dove confluiscono i fossi di Camaldoli e Prataglia; ebbe origine nel 1188 e fu edificato da Amadeo Vescovo di Arezzo. Il presumibile motivo della sua origine è da riscontrare nella posizione dominante del luogo e la vicinanza al crocevia delle strade che conducono luna a Camaldoli e laltra alla badia di Prataglia (per proseguire poi verso Corezzo, nel qual luogo questa strada si innestava in quella che conduceva in Romagna). Il castello di Serravalle, infatti, doveva servire come sentinella per salvaguardare da possibili sorprese provenienti da Sud, sia labbazia di Prataglia sia i beni che essa possedeva nei dintorni, contrastando lavanzata e la potenza della congregazione camaldolese. Ma forse il motivo affiorerà più esplicito e chiaro inquadrando quel periodo storico nel suo vero contesto. A partire dagli anni '60, ha registrato una lenta ma costante evoluzione dal punto di vista economico, sociale e culturale, che l'ha trasformato da centro prettamente agricolo e rurale a sito industriale.
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