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Lago Santo Modenese

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Lago Santo Modenese

41027 Pievepelago (MO)
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Il Lago Santo Modenese (ricordiamo che esiste anche quello parmense), incastonato tra le montagne dell'omonimo tratto di Appennino, è da anni meta turistica indiscussa per tutti coloro che amano la montagna in tutte le stagioni. Posto a 1500 metri di altitudine, è l'ideale per fresche passeggiate estive, mentre per raggiungere i 2000 metri del Monte Giovo, che sovrasta il lago, sono segnati tracciati di tutti i livelli, che in inverno si trasformano in belli e impegnativi fuori pista. Ai bordi del lago, presso il Rifugio Vittoria, si può trovare tutto il supporto logistico necessario per scoprire e affrontare questo bellissimo territorio.

La storia del Lago Santo e dell'antica fauna

Il nome Lago Santo è di origine molto antica e la sua ubicazione in una delle zone un tempo più impervie e selvagge dell'Appennino, anticamente popolata anche di grossi animali come orsi e lupi, ha sempre alimentato intorno ad esso un'aurea di sacralità e di mistero: il nome "santo" pare sia legato a fatti religiosi e devozionali. Le notizie storiche su questo bacino sono quelle attinenti alle lotte cruenti che si svolgevano tra le Comunità di Rocca e Pievepelago da una parte e quella di Barga, in Garfagnana, dall'altra, a causa del possesso e dello sfruttamento dei boschi, dei pascoli e delle acque della zona del Lago santo e della Valle delle Fontanacce. Infatti, per antiche concessioni feudali risalenti al Medioevo, il Comune di Barga, territorio di sovranità granducale fiorentina, aveva il dominio su una parte di territorio che si trovava al di là dello spartiacque in territorio emiliano prima facente parte del territorio estense del Duca di Ferrara e poi della Comunità di Modena. Il "saliente" di Barga (così veniva identificato il territorio granducale in versante padano) era delimitato dal tratto di crinale compreso tra il vertice della Porticciola e quello di Monte Figurito (oggi chiamato Cime di Romecchio) e scendeva da una parte poco a monte del villaggio di Tagliole e dall'altra fino a metà dell'adiacente Valle delle Fontanacce. Nel 1844 il Trattato di Firenze, stipulato tra il Governo estense e il Granducato di Toscana, fissò i rispettivi confini sul crinale spartiacque: di questo approfittarono gli abitanti di Pievepelago per sfruttare a proprio vantaggio i boschi e i pascoli del versante padano. Ma una cosa è la sovranità amministrativa mentre un'altra cosa è il diritto patrimoniale vantato su questa zona da secoli dal Comune di Barga, per cui in Sede Giudiziale veniva definitivamente sancito che il territorio doveva intendersi come "comunione promiscua di beni" in cui i boschi dovevano essere considerati in piena proprietà del Comune di Barga mentre i pascoli dovevano essere utilizzati ad anni alterni dai due contendenti. Solo alla fine degli anni '50 del XX secolo, tra i Comuni di Pievepelago e di Barga si arrivò ad un accordo che pose fine alla secolare questione segnando definitivamente il confine al crinale spartiacque. Nel frattempo, prima della seconda guerra mondiale, il Lago Santo era stato oggetto di un grandioso progetto da parte dell'ingegnere Lapo Farinata degli Uberti, colui che aveva idea di creare il grande comprensorio sciistico e turistico della Valle delle Pozze (l'odierna Val di Luce).

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